In guerra padre contro figlio: non sono venuto a portare pace, ma la spada

Tutto si può immaginare nella vita, tranne che ci si possa trovare, padre e figlio, in guerra uno di fronte all’altro. Eppure la disumanità dei conflitti porta persino a questo genere di atrocità, e una in particolare ha fatto il giro del mondo. 

Artur ha 27 anni ed è un soldato che ha deciso di arruolarsi volontariamente con le forze militari ucraine fin dall’inizio dello scoppio del conflitto con la Russia lo scorso febbraio, ma con una consapevolezza che lo inquieta.

In guerra padre contro figlio: non sono venuto a portare pace, ma spada
Il dramma della guerra – lapaginacristiana.it

Le sue parola, rilasciate al quotidiano britannico Guardian, suonano come un vero e proprio pugno nello stomaco. Suo padre, infatti, di nome Oleg, è un colonnello delle forze separatiste filo-russe nell’Ucraina orientale. Così la situazione del giovane assume le sembianze di uno dei racconti più drammatici che si possano mai immaginare.

“Se me lo trovassi davanti? Non credo che potrei sparargli e la stessa cosa lui a me. Chi potrebbe mai sparare al proprio papà?”, sono state le sue parole rilasciate alla stampa britannica. Il giovane ha raccontato che non appena i missili russi hanno iniziato a cadere a due passi da casa sua ha deciso di arruolarsi nell’esercito di Kiev.. Quando però ha contattato il padre, la risposta ricevuta non è stata di certo favorevole.

Il dramma della guerra e le parole di Cristo, venuto a portare la spada della verità (l’amore)

“La capitale cadrà immediatamente”, furono le parole del militare dell’esercito russo. Non sono state sufficienti a convincere il giovane, che ha così preso parte alla controffensiva ucraina, rimanendo tuttavia in contatto telefonicamente con il papà, con cui si scambia messaggi sul telefonino. “Siamo letteralmente ai lati opposti della prima linea. Ma solo uno di noi sta combattendo per la giusta causa”, sono state le parole di Artur, che tuttavia non è l’unico a trovarsi in questa situazione a dir poco sconvolgenti.

Russi e ucraini sono infatti due popoli a dir poco fratelli, in questo caso padri e figli. Parlano spesso la stessa lingua, hanno tradizioni e culture pressoché sovrapponibili, e spesso le stesse famiglie sono divise da un confine territoriale presente solo nelle menti di coloro che hanno deciso di tracciarlo, rendendo così i due territori due nazioni diverse. Così anche le storie di divisione familiare, nello stesso dramma del conflitto, sono numerose e impensabili.

Così tutta la violenza della guerra entra fin dentro le famiglie, dividendole per squadre, o per eserciti. Tutto ciò non è quindi altro che la testimonianza, radicale, dell’orrore e dell’atrocità della guerra, sempre da condannare in quanto madre di ogni povertà, miseria umana e morale, e di ogni atrocità. Solo Gesù infatti, come ci dice nel Vangelo (Mt 10,34), è venuto a portare la spada, perché la verità è una sola e non lascia spazio a mezze o false verità.

In guerra padre contro figlio: non sono venuto a portare pace, ma spada
Il dramma della guerra – lapaginacristiana.it

Solo Cristo, Colui che ci comanda di onorare sempre il Padre e la Madre, è infatti degno di essere onorato anche con la spada, e non lo sono certo le guerre di questo mondo, con tutto lo squallore che vi soggiace, dovute a interessi di parte, alla volontà di potenza, illogica e incomprensibile per coloro che guardano la realtà non con i propri occhi, ma con quelli del Signore. Così il messaggio testimoniato dalle parole dei due diventa, incredibilmente e per paradosso, un messaggio di speranza e di riconciliazione. “Cosa farei se avessi mio padre davanti in un campo di battaglia? Non credo che potrei sparargli o che lui possa sparare a me. Chi potrebbe uccidere suo padre?”, è stata la domanda del giovane Artur. Poco dopo è sopraggiunta la risposta del papà, Oleg, in un videomessaggio. “Sei ancora mio figlio. Voglio il meglio per te. Perché tu sia felice e in salute”. 

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