Faccia a faccia con la morte, quando da un male può scaturire una grazia ancora più grande

Nella striscia di confine tra Ucraina e Russia la guerra imperversa sempre più violenta e, a dare una mano ed una parola di conforto ai soldati in trincea, scendono in prima linea i vescovi.

Aleteia.it ha intervistato il vescovo Jan Soblova, che lavora in un Ucraina da più di 30 anni come vescovo ausiliare della diocesi di Kharkiv-Zaporizhzhia, una zona che nelle ultime settimane è diventata il palco più sanguinolento di questo triste capitolo di storia.

Fedeli cristiani in ucraina
Vescovo Soblova al fronte – lapaginacristiana.it

Dall’inizio della guerra nel 2014, il vescovo Soblova insieme al vescovo protestante vivono tra i soldati delle trincee, aiutando con cibo e supporto spirituale anche nelle zone più pericolose. Negli ultimi giorni proprio Zaporizhzhia si trova sotto attacco.

“Il rumore dei razzi che esplodono nell’oscurità è terrificante”, ha raccontato il vescovo, “Molte persone sono venute da me dopo la Messa domenicale e volevano congedarsi perché stavano per fuggire. Purtroppo dobbiamo pagare un prezzo molto elevato ma questa guerra dev’essere vinta”.

Fare il sacerdote nella diocesi di Kharkiv-Zaporizhzhia non è semplice, “Molti luoghi non possono essere raggiunti da un sacerdote”, ha spiegato il vescovo, “Siamo in contatto con loro per telefono il più possibile. Molti si sono riaccostati ai sacramenti”. Tra armi, bombe e violenza, Dio riesce comunque a portare speranza ai soldati che, alla fine della giornata, sono soltanto uomini che vorrebbero riabbracciare le proprie famiglie:

Non credenti chiedono rosari
Guerra a Zaporizhzhia – lapaginacristiana.it

“Quando si ascoltano le loro storie si nutre speranza. Più di una volta ho sentito parlare di situazioni in cui non avevano alcuna speranza di salvarsi, e inaspettatamente lo scenario è cambiato e si sono salvati. Sono loro che mi mostrano che Dio non si incarica solo di galassie e grandi cose, ma pensa anche al singolo soldato seduto in trincea“.

“Dio si prende cura della loro vita”, spiega il vescovo, e non è raro vedere foto e video online di soldati che sopra armature e armi portano il rosario al collo, fanno il segno della croce e recitano una preghiera prima di scendere in campo.

“L’evangelizzazione dell’Ucraina sta avvenendo più nelle trincee che altrove. I soldati in prima linea non pensano a cose banali, hanno domande fondamentali sul senso della vita. Se non c’è Dio, allora la vita non ha senso, e se c’è un senso per combattere e persino per morire, è perché c’è un Dio e io vivrò per sempre, e sarà anche meglio per coloro che difendo”.

“Anche i non credenti chiedono rosari”

“Un ufficiale una volta mi ha detto che nelle trincee non c’erano più non credenti. Se è così, sotto il flagello dei proiettili sperimentano una grazia speciale, e Dio dà loro miracolosamente la comprensione del fatto che tutto ha senso perché Egli esiste e ci ha redenti”. “Qui accadono cose miracolose. Ho visto dei soldati radunarsi nelle trincee per leggere insieme le Scritture. È sorprendente come le parole del Vangelo risuonino in una situazione di questo tipo, momenti in cui le armi vengono messe a tacere per mantenere vivo lo spirito cristiano nei nostri difensori”.

Anche i non credenti chiedono rosari. I cappellani insegnano come recitare il Padre Nostro e l’Ave Maria. Gli interessati chiedono che venga dato loro uno schema di ciò che devono pregare in ogni mistero, e questo viene spesso insegnato dalle suore che visitano le trincee. Lo apprezzano molto, ed è un bisogno del loro cuore”.

“Penso che Dio, anche con il gesto di mettere loro il rosario al collo, li sta già benedicendo. È interessante notare che non mettono mai il rosario in tasca perché dicono di essere sporchi. Lo appendono al collo per tenere la croce vicino al cuore”. Più delle parole possiamo serenamente concludere che sono i fatti a parlare: in un momento tragico così carico di sofferenza, Dio non lascia soli i fedeli che chiedono il suo aiuto, avvicinandoli a sé. Nonostante rimanga l’amarezza per un conflitto che poteva essere evitato o già risolto da tempo senza versare il sangue di tanti innocenti, è affascinante notare come nei momenti di paura e di bisogno, Dio è l’unica luce che riesce a risplendere anche nei momenti di buio profondo.

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