La crociata spagnola contro i cattolici

L’ultimo report spagnolo sulla libertà religiosa ha evidenziato come i partiti socialisti attualmente al Governo siano i più accaniti contro la religione cattolica.

Lo studio è stato condotto dall’Osservatorio per la libertà religiosa spagnolo sui dati raccolti nel 2021, e la scena che ne viene delineata è sconcertante.

Socialisti contro il cattolicesimo
Socialisti contro il cattolicesimo – lapaginacristiana.it

Secondo i numeri, gli appartenenti e militanti del partito socialista guidato dal premier Sanchez, insieme a Podemos, sono i primi a commettere reati d’odio contro i connazionali di fede cattolica. La cosa più grave è che stanno sfruttando il loro attuale potere politico per adottare leggi anticristiane e contro la libertà religiosa.

Una persecuzione come non se ne vedevano ormai da secoli e che sta prendendo sempre più piede proprio nel cuore dell’Europa moderna. Maria Garcia, a capo dell’Orl, ha evidenziato come del 2021 sono stati registrati 195 casi di violenza contro una confessione religiosa.

146 di questi erano indirizzati contro i cristiani e ancora 132 in particolare contro i cristiani cattolici. È chiaro che se i crimini di intolleranza contro i cattolici coprono il 67% degli attacchi complessivi c’è qualcosa che non va in Spagna, ed il partito socialista ne è chiaramente responsabile.

La Spagna inneggia alla laicità

“I partiti che governano il Paese sono quelli che riuniscono il maggior numero di attacchi alla libertà religiosa, con il Psoe e Podemos in testa e la non trascurabile cifra di 31 attacchi a testa direttamente sotto la loro responsabilità”, ha dichiarato Maria Garcia.

Socialisti contro il cattolicesimo
Cristianofobia della sinistra – lapaginacristiana.it

“Per questo ancora una volta chiediamo ai partiti politici e hai governatori di rispettare il diritto fondamentale alla libertà religiosa e garantire i trattati firmati dallo Stato spagnolo con le differenti confessioni religiose al fine di promuovere una convivenza pacifica tra i cittadini”.

Di episodi gravissimi se ne sono verificati parecchi: oltre agli insulti gratuiti a vescovi, parroci e credenti, sono stati pubblicati libri e guide per bambini che ridicolizzano la regione cristiana a favore dell’agenda del movimento lgbt e dell’educazione alla sessualità libera per bambini. A Cordoba e Navarra il partito di sinistra ha chiesto che venissero confiscati tutti i beni della chiesa cattolica e che venissero abolite le pene per i reati penali contro il sentimento religioso. C’è chi vuole che il vescovo di Oviedo venga destituito per la sua opinione contraria all’aborto.

L’intenzione è quella di cancellare il cattolicesimo (revisionando anche i vecchi accordi con la Santa Sede) per accogliere uno stato totalmente laico, dove vengono però approvate le altre religioni ed incentivati l’aborto, la promiscuità sessuale e l’indottrinamento dei bambini alle pratiche sessuali devianti.

I crimini del comunismo da Oriente a Occidente

D’altronde quello tra il comunismo e la chiesa cattolica non è uno scontro isolato alla Spagna contemporanea. In tutta l’Europa occidentale (Ucraina, Ungheria, Cecoslovacchia, Lituania, Bulgaria) fino agli anni ’80 i monaci e preti cristiani venivano perseguitati, spesso incarcerati.

Nella Russia sovietica già dal 1917 i beni della Chiesa vennero nazionalizzati, fu vietato l’insegnamento della religione, dell’uso dei simboli religiosi nonché di tutte le manifestazioni e funzioni religiose pubbliche. Nel 1941 la Russia contava soltanto due chiese, un vescovo e 20 sacerdoti; il resto erano stati fucilati, deportati nei gulag siberiani o costretti a fuggire per aver salva la vita. La persecuzione dei cristiani continuò fino al 1970, quando era ancora attiva la propaganda sovietica nella vecchia URSS.

A Cuba è rimasta nella storia la ‘crociata’ contro i cristiani di Fidel Castro, che a lui si ribellarono quando il leader si alleò all’Unione Sovietica. Così il Governo proibì qualsiasi celebrazione e tutti i cattolici vennero perseguitati come traditori della patria. Oggi di queste tristi storie se ne sentono ancora gli echi nella Cina comunista inaugurata da Mao (dove sono ancora attivi i Laogai, campi in cui vengono rinchiusi gli oppositori politici, tra i quali anche sacerdoti di varie religioni). In un laogai ha vissuto per 30 anni il cardinale Ignatius Kung Pin-Mei, l’arcivescovo di Shangai morto nel 2000.

La resistenza di Medjugorje

Non possiamo inoltre dimenticare quanto avvenuto a Medjugorje, quando al quarto giorno dall’inizio delle apparizioni venne bloccato l’accesso alla collina dalla polizia comunista. Anche i giovani veggenti vennero più volte prelevati con l’inganno ed interrogati, nonché il vecchio parroco di Medjugorjie, padre Jozo Zokvo che, già prima delle apparizioni nel luogo santo, era stato etichettato come sovversivo dal governo comunista e fu poi condannato al carcere per tre anni e sei mesi come ‘nemico del popolo’.

Al tempo furono molti i francescani condannati dal regime perché vicini al nazionalismo e sostenitori dell’indipendenza della Croazia. Furono diversi i processi-farsa tenuti contro i monaci francescani erzegovini, molti ricevettero condanne peggiori di quella di padre Jozo. Come dimenticare poi i 30 martiri Francescani del monastero di Siroki Brikeg, uccisi il 7 Febbraio del 1945 dei partigiani dell’esercito popolare, militanti del partito comunista di Tito. I partigiani li minacciarono e intimarono loro di lasciare l’abito; dopodiché vennero giustiziati singolarmente a colpi di pistola ed il regime proibì che venissero commemorati o sepolti degnamente.

Nonostante i vari tentativi, il comunismo non è riuscito ad avere la meglio su Dio e sulla Santa Vergine e speriamo che anche la mossa dei socialisti spagnoli possa fallire, data l’ignobilità della violenza contro degli innocenti, macchiati soltanto della colpa di credere.

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