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Storie

Eritrea, arrestato dalle autorità locali. Colpevole di essere un Vescovo cattolico

Per la prima volta l’Eritrea, la Corea del Nord africana, arresta uno dei quattro vescovi cattolici del Paese.

Il regime lo ha incarcerato assieme a altri due sacerdoti. La sua colpa? Quella di essere semplicemente un vescovo cattolico, che non tace davanti ai crimini e alle ingiustizie dei potenti.

Monsignor Abune Fikremariam Hagos, il vescovo arrestato – La Pagina Cristiana

Il governo eritreo ha arrestato senza un perché il vescovo cattolico di Segheneiti, Abune Fikremariam Hagos, e due sacerdoti. Il vescovo è finito agli arresti il 15 ottobre scorso. Rientrava da un viaggio in Europa e appena ha messo piede a terra all’aeroporto internazionale di Asmara, la capitale dell’Eritrea, due funzionari della sicurezza si sono presentati e lo hanno prelevato.

Davanti alla richiesta di spiegazioni della Chiesa eritrea il governo si è limitato ad ammettere che sì, il vescovo è effettivamente nelle sue mani. Ma non ha ritenuto di dover spiegare le ragioni per cui Monsignor Hagos è stato trattenuto.

E non è tutto: la settimana precedente erano finiti in manette altri due preti cattolici. Si tratta di padre Mihretab Stefanos, parroco della chiesa di san Michele, di Segheneiti, e del padre cappuccino Abba Abraham, arrestato a Tesseney, vicino al confine con il Sudan.

Sarebbe stati rinchiusi tutti e tre nella famigerata prigione di Adi Abieto, un villaggio alla periferia di Asmara, tristemente celebre non solo per il sovraffollamento (al suo interno trattiene 2.500 prigionieri quando potrebbe ospitarne non più di 800), ma anche per la strage avvenuta nel 2005. Fu allora, all’inizio del mese, che le guardie carcerarie aprirono il fuoco su migliaia di prigionieri, presunti renitenti al servizio nazionale obbligatorio, che nei giorni precedenti erano stati rastrellati nelle strade di Asmara.

Una inquietante “prima volta”: un vescovo nelle galere del dittatore Isayas Afewerki

Il dittatore eritreo Isayas Afewerki – La Pagina Cristiana

Per la prima volta un vescovo finisce in una delle galere del dittatore Isayas Afewerki. L’incarcerazione del presule costituisce un “salto di qualità” nella escalation anticristiana del regime eritreo, considerato il più repressivo dell’Africa contro la Chiesa cattolica. Al punto che l’Eritrea è sempre ai primi posti nella lista dei 50 stati dove le persecuzioni contro i cristiani sono più feroci.

L’ex colonia italiana, a lungo nella sfera di influenza sovietica, ha la fama di essere una sorta di Corea del Nord africana. Si tratta di un Paese poverissimo, in mano al presidente-padrone Isaias Afewerki che l’ha isolato e militarizzato. Chi protesta finisce in campi di prigionia, una sorta di gulag sul modello nordocoreano. La Chiesa cattolica in Eritrea è largamente minoritaria (solo il 4% della popolazione) ma autorevole, unica tra le principali religioni ad avere delle guide indipendenti.

La persecuzione anticattolica del regime eritreo

Negli ultimi tre anni il regime del dittatore ha sequestrato ospedali e scuole come ritorsione per le coraggiose denunce dei quattro vescovi della Conferenza episcopale eritrea. In particolare nelle loro lettere pastorali e nelle omelie hanno preso posizione contro la guerra condotta in Etiopia nella regione ribelle del Tigrai. Ma i vescovi hanno denunciato anche le principali piaghe del Paese, a partire dalla miseria, la corruzione e l’immigrazione. Proprio il vescovo arrestato, monsignor Hagos, si era pubblicamente espresso contro la guerra invitando i fedeli a non acquistare i beni razziati dai militari alla popolazione del Tigrai e messi in vendita nei mercati eritrei.

L’eroica testimonianza di questi pastori coraggiosi mostra una volta di più, nel caso ce ne fosse stato bisogno, che il Vangelo vissuto con coerenza rimane la sola voce a difesa della libertà e della dignità umana contro l’oppressione di regimi dittatoriali.

Emiliano Fumaneri

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