Ti sveliamo il segreto per permettere a Dio di operare miracoli nella tua vita

Crediamo nell’esistenza di Dio, ma abbiamo fede anche nella sua potenza e nella sua azione operante nella storia e nella nostra vita personale? È una domanda che ogni credente prima o poi deve porsi.

Aver fede non è soltanto credere che Dio esista. Di Lui sappiamo che è onnipotente, la ragione stessa ci fa comprendere questa realtà.

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Credere che Dio compie miracoli – lapaginacristiana.it

Ma quante volte nella nostra vita ci ritroviamo a pensarlo lontano o lo sentiamo disinteressato e non effettivamente operante nelle vicende della nostra vita e nella storia della nostra società? Crediamo che avvengano miracoli, che il Signore intervenga per sollevare dal peso delle prove, per donare grazie e benedizioni, ma quanto spesso, condizionati da una mentalità che lo esclude, riteniamo l’uomo, noi stessi, il solo operante nelle più varie situazioni?

Il pensiero scientifico, certamente buono se porta a Dio, troppo spesso tende ad allontanare e mettere al centro esclusivamente l’uomo. E vivendo in una società che ne è fortemente dominata capita di subirne l’influenza. Ad esempio, quante statistiche, quanti calcoli delle probabilità, riflessioni e studi puramente umani, seppure possono rivelarsi utili a volte, troppo spesso risultano estremamente condizionanti perché ci si dimentica che sono fallibili, come siamo fallibili noi, umani, che li produciamo.

La fede che salva

Nel Vangelo vediamo che nell’operare miracoli Gesù molte volte fa riferimento alla fede che salva. Per riflettere su questo possiamo prendere spunto dall’episodio in Mt 9:27-30 : ” Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi».  Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.”

Strettamente legata alla fede è la fiducia, che poi si trasforma in abbandono fiducioso nella volontà del Padre, nel suo disegno d’amore per noi. La fiducia è connessa all’azione di Dio, alla sua attività operante nel mondo e nelle vicende di ogni vita, dalle più grandi e importanti alle più piccole e apparentemente irrilevanti. Come afferma padre Maurizio Botta, dell’Oratorio di San Filippo Neri di Roma, nelle sue riflessioni sul Vangelo: “la fede non è credere nell’esistenza filosofica di Dio. La fede è credere che Dio può quando è umanamente impossibile.”

Sempre lui ribadisce che “Fede significa credere che Dio può dentro la storia”. Si tratta di mettere il Signore al primo posto e ridimensionare noi stessi. Le nostre azioni sono limitate, la sua onnipotenza, invece, è infinita.

Speranza o ottimismo?

Così come c’è una differenza sostanziale tra la speranza cristiana e l’ottimismo. Essere ottimisti è pensare in positivo, credere in un beneficio futuro basandosi su ragionamenti, condizioni che lasciano intravedere il risultato desiderato, che lo rendono possibile.

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Preghiera e fede – lapaginacristiana.it

La speranza cristiana invece non si ferma a questo, è tutta un’altra cosa. Viene dalla fiducia in Dio, lo considera parte attiva e presente. E in base alle circostanze può diventare “spes contra spem”, la speranza contro ogni speranza, quando si è ben consapevoli del limite e dell’impossibilità di un intervento umano, ma si confida nella potenza di Dio, Creatore e Padre. Quanto spesso, in un modo di pensare molto diffuso, non ci si rivolge a Dio per chiedere grazie, non ci si attende il suo intervento, ci si concentra solo sulle azioni umane, credendo nella sua esistenza, sì, ma non nella sua opera fattiva e concreta?

La Madonna, apparsa a Santa Caterina Labourè, rimasta nell’immagine della Medaglia Miracolosa, diffusa in tutto il mondo, ha detto che i raggi che uscivano dalle gemme poste nelle sue mani erano le grazie che spargeva alle persone che gliele domandavano. Le gemme da cui non uscivano raggi rappresentavano invece le grazie che non venivano chieste. Chiedere è riconoscersi creature, pregare è manifestare il proprio stato di bisogno, come dice il termine stesso che viene dal latino precari e rimanda alla precarietà.

E la preghiera è il modo attraverso cui si instaura e si alimenta un rapporto, tra noi e Dio, all’interno del quale fede e fiducia sono la base che ci viene chiesta, nell’espressione della nostra volontà e al tempo stesso donata per grazia, per vedere le meraviglie del suo amore.

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